martedì 9 aprile 2013

Il Portogallo in un angolo


Ci sono alcune frasi che estrapolate da una articolo o da un discorso sono davvero inquietanti. Per chi segue l'economia da professionista o da semplice appassionato (io appartengo alla seconda categoria) leggere questa frase mette i brividi: "Servono misure di rigore, subito". Sono parole pronunciate dal famigerato ministro tedesco delle finanze Wolfgang Schäuble in merito alla situazione in Portogallo dove il governo si trova di fronte alla necessità di far cassa per restare entro i maledetti parametri europei.

Evidentemente il prestito da 78 miliardi di euro che nel 2011 salvò il paese dal default non è bastato ed oggi il paese che si trova gomito a gomito sia geograficamente che economicamente con la Spagna rischia seriamente di dover incrementare ulteriormente la propria esposizione con la BCE. Il piano finanziaro del primo ministro Coehlo è stato respinto in alcuni punti dai giudici dell'Alta corte portoghese che hanno respinto quattro misure della manovra finanziaria che altrimenti sarebbe andata a colpire settori nevralgici dello Stato come la riduzione delle pensioni, i tagli ai sussidi di disoccupazione e il taglio delle 14esime per i dipendenti pubblici.

Nel fine settimana il Portogallo cercherà di rinegoziare fino a dove è possibile farlo i tempi di restituzione del prestito di due anni fa; pare chiaro anche a chi di economia non ci capisce molto che il paese è stretto in una morsa diabolica che lo porta, per "restare in piedi", a indebitarsi in continuazione. Le parole che la Commissione europea ha detto ieri sono inquietanti, sono messaggi quasi "mafiosi", quasi minacce: "Il governo di Lisbona saprà individuare rapidamente le misure necessarie per rivedere il bilancio 2013 e rispettare gli obiettivi".

Questa non è cooperazione, che dovrebbe esistere in base ai trattati europei rettificati, è semplicemente un controllo sovranazionale, un meccanismo che sempre di più mostra anche agli occhi più scettici il percorso intrapreso, la cessione di sovranità nazionale che passa da monetaria a politica (e l'Italia lo sa bene).

Il passo compiuto dalla Corte costituzionale portoghese può essere comunque letto come un piccolo messaggio di speranza, una piccola dimostrazione di cos'è ancora la democrazia, valore sempre più a rischio in questa tragica Europa che ci è stata imposta.

Andrea Visconti

Nessun commento:

Posta un commento